Corriere del Giorno (Provincia Jonica) del 14 luglio 2005.

Nell’UDEUR perchè cattolico
Galeot­to fu il turismo.
Ha destato scalpore nel “pic­colo mondo” della politica l’improvvisa adesione all’Udeur del sindaco di Palagianello, Francesco Rosario Petrera. . ;
Petrera ha 32 anni, è ar­chitetto ed è padre di fa­miglia, ma fu “iniziato” alla politica da Paolo Rubino, che negli ultimi nove anni è stato il “padre-padrone” di Palagianello, che lo volle as­sessore all’urbanistica, con il Pug da fare, a 26 anni. Poi Rubino, per farlo sindaco, ha sfidato la federazione del suo partito e ha dato un dispiacere alla Margherita. Petrera, secondo le regole del mondo partitico, è un “figlioccio” dell’onorevole, una “creatu­ra” rubiniana, dunque non poteva che continuare ad es­sere un uomo di Rubino e, perciò, tesserarsi nei Ds. In­vece si è tesserato nell’Udeur, un partito, fra l’altro, un po’ solido nel Sud, ma dalle gambe ancora fragili su base nazionale: un’incon­gruenza, per le regole con­suete.
In Italia vige la gerontocrazia e un giovane che spicchi il suo volo, con ancora vivo e vegeto il proprio patron, è scena ormai talmente inedita da far scalpore. Il governo degli anziani non è un male in sé, ma potrebbe esserlo se gli anziani non ricercano il morso e le urgenze dei giovani, o i giovani non osano inserire nel dibattito la pro­pria interpretazione del mon­do. La società, infatti, dev’essere guidata da tutte le sue età, altrimenti somiglierà a una macchina in cui non funziona né sterzo, né ac­celeratore, né freno, né fri­zione.
Sul “caso Petrera” i residui osservatori dei partitismi hanno cominciato ad inter­pretare: è cominciata la derubinizzazione del paese? O Paolo Rubino, come piovra, va insinuando dovunque pos­sa i suoi tentacoli, invasione d’altrui campi? Va mettendo il cappello su altre sedie? Va preparando altri luoghi in cui annidarsi? O il giovane sin­daco è talmente autonomo da prendersi l’autonomia d’an­darsene per la sua strada?
Dice al “Corriere” Petrera:
“Mi laureai a 25 anni, nel ’98 e nel ’99, quando fui chia­mato a candidarmi, avevo già due esperienze professionali all’estero, una borsa di studio con Erasmus a Siviglia e un’altra in Grecia, nell’isola di Tymos, nelle Cicladi. Po­tevo vedere un futuro roseo nella mia carriera di archi­tetto. Fui chiamato da Ru­bino, in cerca di nuove leve per la politica. Sono stato educato allo spirito di ser­vizio (è nipote di don Vin­cenzo Paradiso): sentii che dovevo fare la mia parte per la mia città, lasciare qualcosa di ciò che avevo avuto e l’esempio agli altri giova­ni”.
Qual è la sua formazione politica?
Votai per la prima volta in piena Tangentopoli: i partiti non avevano più alcuna cre­dibilità. Ma ero, e sono, ciò che oggi si dice un cattolico moderato, tanto che nell’ultima coalizione; quella in cui ero candidato sindaco, le for­mazioni erano tre: i Ds, Ri­fondazione e un movimento di “Cattolici per Insieme pel il progresso”.
Lei nell’Amministrazione passata, con Rubino sin­daco è stato assessore…
All’urbanistica, assessore tecnico, perché architetto. E ho seguito il Pug, ho tentate di avere un piano urbanistico a misura del nostro paese e della nostra tradizione…
Anche lei, giovane sindaco con la tradizione?
Un piano urbanistico devi rispettare le vocazioni del territorio, ambiente, natura usi. Deve espandersi dove non c’è alcun vincolo e se per esempio, a Palagianello d’estate si usa sedere sul marciapiede per prendere il fresco, bisogna fare case che non disperdano questa usanza, anche perché chi sieda sul marciapiede, oltre a socializzare con i vicini, cura la sua parte di città…
Quindi, sindaco, case piccole…
Sì, un Pug a bassa densità edilizia, massimo tre piani, case mono o bifamiliari, spazi pubblici…
Sindaco…
Ma in questo Pug ho introdotto una specificità,una sperimentazione, che chiamiamo “perequazione urbanistica”…
Di che si tratta?
La distribuzione degli spazi non deve avvenire per come ciascuno si trova, ma per quanto ciascuno ha, cioè in modo compensativo. Mi spiego meglio. Se io ho mille mq e da quel suolo deve passare la strada, non avrò mille mq meno la strada, ma mille mq meno la mia percentuale di strada in base al quantum di tutta la lottizzazione…
Come i millesimi nei con­domini, la scoperta dell’uo­vo di Colombo…
Ma prima si davano casi di cittadini penalizzati. Inoltre nel Pug ho anche introdotto che in ogni lottizzazione vi devono essere tuttele aree collegate…
Cioè?
Cioè, ogni area deve avere zona residenziale e quella popolare, almeno per il 40%…
Lo scopo?
Non creare ghetti.
E adesso, sindaco le faccio la domanda sul tema per il quale lei è diventato oggetto di pubblica discussione: la sua adesione all’Udeur…
E’la maturazione di un im­pegno politico, ero un senza tessera…
Lei dice di aver avvertito la necessità di darsi una tes­sera di partito dopo essere stato amministratore di prima fila, ieri da assessore e oggi da sindaco.
Nella coalizione della quale ero candidato sindaco io fa­cevo parte del movimento dei Cattolici; ma i movimenti prima o poi devono darsi una casa…
Per la sua candidatura a sindaco i cattolici si sono spaccati, una ferita aperta ancor oggi…
Quella è una storia lunga e complessa. Per quanto mi riguarda, a due giorni dal termine per la presentazione delle liste io avevo dato la mia disponibilità a ritirarmi, se altrettanto avesse fatto il mio omologo. Per l’unità della coalizione.
Ma la sinistra andò spac­cata, corse un grave ri­schio…
L’elettorato scelse i giovani dell’Amministrazione che era stata molto utile al paese, quel che si dice la continuità base del rinnovamento.
Lei, poi, dopo appena un anno, fa un rimpasto di giunta di profondità.
Fu un cambio condiviso…
Sindaco, non ce ne sono molti di assessori che con­dividano con il sindaco l’u­scita dalla giunta…
Ne spiego il perché: nel prepararci a stare insieme elaborammo il concetto di squa­dra, di funzionalità. Il nostro assessorato non è più un centro di potere ma un dipartimento al quale parte­cipano l’assessore, il consigliere e anche il cittadino che ne abbia voglia e com­petenza. A questa parteci­pazione più larga abbiamo deciso di dare l’ufficialità di una delibera di giunta…
Quindi?
Quindi, nessuno della mag­gioranza è estraneo all’Amministrazione, e l’apporto di esterni è un valore aggiun­to…
Dopo il rimpasto, l’adesio­ne all’Udeur…
Dicevo di una maturazione politica, della necessità di dare agli elettori, e a cia­scuno di noi, precisi punti di riferimento politici…
Un cattolico sceglie un par­tito cattolico, la Margherita è fuori, non resta che l’Udeur…
Amministrando, ricercando i modi di rilanciare il turismo…
Si scoprono le “affinità partitiche con l’assessore regionale al turismo, con l’on. Massimo Ostillio, galeotto fu il turismo…
L’Udeur è un partito giovane, che ha voglia di crescere e con l’on. Ostillio ho con­diviso una progettualità po­litica.
Sindaco, alla maturità po­litica non può non far riscontro, quella amministra­tiva, Lei quale caratteristica sta dando alla sua amministrazione? Tre caratteristiche: ottimiz­zazione di risorse e servizi, cultura e spirito di servizio.
Le spieghi ad una ad una. L’ottimizzazione.
Stando nell’Amministrazio­ne, ho visto che i piccoli comuni, se si tengono all’ordinarietà, se non inven­tano qualcosa, più che centri decisionali, sono null’altro che uno sportello. Bisogna capire le provvidenze dispo­nibili, individuare le scelte strategiche e strutturali per sfruttare al massimo le ri­sorse finanziarie, cooperare con gli altri comuni, piccoli come noi per ottimizzare ri­sorse e servizi.
La caratteristica cultura­le?
Per cultura intendo la con­sapevolezza, la presa di coscienza su un problema della città. Per esempio, la raccolta differenziata non si può fare se non si è tutti consapevoli della sua utilità. Occorre un’ dibattito, due, per coinvol­gere la città sui problemi della città? Li si fa. La scuo­la, i giovanissimi, i cittadini di domani, dev’essere coin­volta sia nella realizzazione di un progetto, sia nella pro­posta.
Lo spirito di servizio.
Nel mio saluto da sindaco ho detto che la politica non de­v’essere solamente l’arte del possibile, ma scienza ed arte del servizio. Alla propria cit­tà, ai propri concittadini. E questo concetto lo offro alla discussione degli altri amici di sinistra. Margherita e Pdci: riapriamo il dialogo partendo dai problemi del nostro pae­se. Dal bene di Palagianello. Poi da cosa nasce cosa.
Share on Facebook